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Distretto produttivo della Val Vibrata

Nel distretto produttivo della Val Vibrata si distinguono tre filiere: pelletteria, abbigliamento e calzature. 

Il distretto della pelletteria comprende i sistemi locali di Teramo e Giulianova, con un fatturato di circa 350 miliardi di lire, di cui poco più del 20 per cento all'esportazione. Gli addetti sono poco più di 2.000 su 363 unità locali: quindi con una dimensione media molto contenuta. Una sola unità locale supera i 100 addetti, e il resto dell'occupazione è in unità locali al di sotto dei 50, e in molti casi al di sotto dei 10. Nel distretto vengono prodotti borse e accessori in pelle, borse in stoffa e valigeria. La produzione è generalmente di qualità medio-bassa, con qualche punta più alta; si tratta prevalentemente di produzioni realizzate in subfomitura per aziende centro-settentrionali. Il distretto si sviluppa a partire dai primi anni Settanta: gli addetti al 1961 sono solo 107. La produzione nasce intorno ad Alba Adriatica e si diffonde poi rapidamente nel territorio circostante e nella provincia di Teramo. Nel suo sviluppo hanno un ruolo importante processi imitativi e rapporti commerciali dovuti alla contiguità spaziale dell'Abruzzo alle Marche, in particolare con i produttori del maceratese. 

Nello stesso territorio c'è anche un distretto di produzione di abbigliamento, prevalentemente confezioni per uomo, per bambino, e casual, oltre che di intimo e di accessori. Il distretto dell'abbigliamento è di maggiore ampiezza rispetto a quello della pelletteria (circa 600 miliardi di fatturato) e più orientato sui mercati internazionali (230 miliardi di export). Rispetto alle dimensioni dell'area, la presenza di queste attività industriali è pervasiva: vi sono 2 unità locali e 30 addetti al settore dell'abbigliamento ogni 1.000 abitanti, i livelli più alti fra tutti i distretti meridionali. Le unità locali sono poco meno di 400, ma con una occupazione assai rilevante, quasi 6.000 addetti; il distretto si caratterizza quindi per dimensioni medie piuttosto elevate; l'area conta una decina di unità locali con più di 100 addetti e altre 25 con oltre 50, che da sole raccolgono un terzo dell'occupazione. Soprattutto, nel distretto operano alcune grandi imprese, con marchi affermati, come Casucci e FIT-GPM; accanto ad esse vi sono numerose imprese terziste di rilevanti dimensioni e di qualità relativamente alta. Gli unici dati disponibili (relativi all'inizio degli anni Novanta) indicano che i due terzi degli addetti delle principali imprese locali lavora per conto terzi, sia per committenti locali sia per committenti centro-settentrionali. In questo distretto il sistema di imprese tende, infatti, ad avere un'elevata divisione del lavoro anche su base locale: alcune imprese leader (per esempio, la Casucci) integrano tutte le fasi del processo produttivo e affidano all'esterno lavorazioni complementari a quelle realizzate al proprio interno. L'area ha una tradizione tessile antica, con un artigianato legato alla lavorazione della canapa, coltivata nel teramano fino alla fine degli anni Sessanta; in queste aree sono molto diffuse sia la coltivazione diretta che la mezzadria; i contadini abruzzesi sono lavoratori in proprio in agricoltura e nella trasformazione della canapa (artigianato tessile). Per molti di loro queste attività evolvono, negli anni Sessanta e Settanta, in produzioni industriali. Negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra nascono poi nell'area alcune aziende (tra cui il Maglificio Gran Sasso e la Ca-miceria CNG) specializzate soprattutto nella produzione di camicie e nel 1951 l'occupazione nel distretto può essere stimata intorno alle 1.200 unità, che salgono a quasi 2.000 nel 1961. Un forte sviluppo si ha poi negli anni Settanta; in quel periodo, anche per l'aumento della domanda di lavorazioni in subfornitura proveniente dal Nord, il distretto supera i 5.000 addetti. 

Di dimensioni decisamente più contenute è invece la produzione di calzature negli stessi sistemi locali di Teramo e Giulianova. Si tratta di un distretto con circa 100 miliardi di fatturato, con una quarantina di unità locali di piccole dimensioni e meno di mille addetti. La crescita dell'occupazione si concentra tutti negli anni Ottanta, anche se a seguito di rapporti con i contigui, grandi distretti marchigiani. Nell'area c'è una sola impresa finale con un fatturato superiore a 20 miliardi (la GCV di Roseto), mentre molte delle altre producono suole e accessori per calzature, spesso in subfornitura per imprese esterne.

 

 

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